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mercoledì 19 febbraio 2014

Le parole maiuscole e quelle minuscole


"Con loro non potevo usare niente di ciò che imparavo ogni giorno, dovevo contenermi, in qualche modo autodegradarmi. Ciò che ero a scuola, lì ero obbligata a metterlo tra parentesi o a usarlo a tradimento, per intimidirli".

Da Elena Ferrante, L'amica geniale.

Ci sono, eh!
Ho avuto giornate piene e alla sera il sonno mi ha colta prima che facessi in tempo a scrivere due pensieri di fila con un minimo di senso compiuto. In realtà, questo senso compiuto non ce l'ho nemmeno ora.
Mi sento in fermento... Mi sento come se mi fossi risvegliata da un sonno, con quella corroborante, piacevolissima sensazione di riposo profondo, di corpo disteso, leggero ed elastico. Mi sento come una che ha uno scopo, preciso, nitido, risoluto, ma senza ruvidezze, senza smania. Quando da una zolla spunta un germoglio, significa che prima c'è stato un lungo viaggio, anche se nessuno l'ha visto. Un raccoglimento... poi un lento insinuarsi, farsi strada nel buio, nel silenzio... sino ad aprirsi, lasciare andare un guizzo vitale, un osare.
Non sono ancora nella fase dell'osare, ma potrei farcela.
E non sto lavorando a cose grandi.
Piuttosto, sto pensando a come rendere intimamente grandi e vaste le cose piccole.
Beh... Grandi e vaste per me: le misure sono relative. Un vaso pieno è pieno, non importa la reale capienza. Conta la sensazione di appagamento che trasmette.
Appagamento è una parola impegnativa.
Allora dico: soddisfazione. Taglio, cucio, ridimensiono: avvicino alla mia portata. Va bene lo stesso.
Se ho voglia di sentirmi bene, conta questo, no? Che senso ha andare a cercare tutto ciò che potenzialmente potrebbe remare contro?
C'è già abbastanza nervosismo, in giro. Asprezze, toni polemici, aggressività. Persone sulla difensiva. Persone che per sentirsi a posto cercano di far sentire fuori posto gli altri. Persone che scrivono tutte le loro giornate in stampatello maiuscolo. Avete presente la netiquette? Scrivere in stampatello maiuscolo equivale a urlare. E' sgarbato, fastidioso, anche offensivo. Molti lo usano senza accorgersene. Ogni pensiero è gridato, ogni convincimento fa rumore, ogni scelta è una battaglia, ogni preferenza provoca il riflesso di portarsi le mani alle orecchie, per farle riposare.

Ho voglia di minuscolo.
Solo parole minuscole, per favore.

Facebook amplifica, funziona come un androne, come l'eco su e giù per la tromba delle scale. Rimbomba.
Il blog smorza, rallenta, si acquieta.

Non so, questo post mi è uscito fuori così. Avevo bisogno di mettere nero su bianco il mio prendere le distanze da atteggiamenti che non mi fanno nemmeno più ridere.

Ho finito il primo libro della "saga" di Elena Ferrante, fra breve comincerò Storia del nuovo cognome. Mi ha coinvolta, vedremo il seguito.
Febbraio è corto, è già agli sgoccioli; marzo mi piace di più.

6 commenti:

  1. enormi parole minuscole, fare nel piccolo cose grandissime. da qualche tempo penso che la cosa che davvero voglio, l'unica, è non avere la sensazione di star sprecando i miei giorni. a me i tuoi pensieri creano sempre un vortice dentro.

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  2. io su facebook non ci ho mai messo piede finora, non mi ha mai attratta e adesso che sto per aprire lo shop in tanti mi consigliano di "appostarmi " pure là...ma non mi fa per niente voglia, pur essendo consapevole che ne farei un uso prettamente "professionale".
    mi ha sempre dato l'idea di un luogo dove va per la maggiore una comunicazione veloce, impulsiva, frammentaria, dove i contenuti vengono buttati là e propagati come onde, spesso anomale.
    poi, per carità, parlo senza conoscere quindi mi posso sbagliare e come n tutte le realtà le variabili sono mille e più e per uno che ne fa un uso superficiale e urlato senz'altro c'è qualcun altro che invece riesce a usarlo come efficace strumento di informazione e confronto.

    sono anch'io per il minuscolo, a volte addirittura per le miniature!

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    Risposte
    1. E' uno strumento che ha sicuramente grandi potenzialità e anche se ogni tanto mi "stanca" non intendo screditarlo. Per certe cose è utilissimo, uno strumento "simpatico". Ecco, ad esempio nel tuo caso lo consiglierei: si entra in contatto con molte persone col minimo sforzo, è più immediato di un sito e permette di mandare più input in modo da fidelizzare, attrarre, incuriosire.

      Uno shop??!! Che bello!!!

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  3. Chi più forte urla, meno a da dire.
    Ne sono convintissima.
    Un bacio!

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