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giovedì 6 febbraio 2014

Non affannatevi per il domani

"Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire".
Fernando Pessoa

Sono sempre stata piuttosto inquieta, nervosa sotto la superficie, selvatica. Mi sono sentita molto spesso in ritardo per qualunque cosa, in ritardo e in affanno. Quando prendo le mie decisioni so restare ferma e determinata, ma il problema è, appunto, il quando.

Più o meno fino ai venticinque anni mi rammento come una persona dalle idee tutto sommato chiare, poi non so bene perché, ma le cose si sono fatte più sfumate. Il successivo decennio è trascorso tutto insieme in una botta sola ed io mi sono risvegliata incredula e piena di stupore di fronte all'evidenza che, pur avendo già più di trentanni, non avevo combinato un granché. Come diavolo avevo fatto a perdere tutto quel tempo? Non si sa. Nonostante ciò conservavo un'impressione per niente vaga di aver fatto, di aver viaggiato, insomma di essermi mossa. Le tempistiche, erano quelle ad essere completamente sfasate.

Comunque.

Un bel giorno è arrivata la Pulce e - che ve lo dico a fare? - il tempo ha cominciato ad essere ancora più sballato di prima. Col pregio, però, di aver subito una frenata. Un tempo lento, fatto di stagioni lunghe, costellate da piccolissimi e numerosi eventi. Accadimenti comuni, comunissimi, eppure nuovi.

Adesso quando mi ritrovo a camminare con la sua manina morbida e cicciosa nella mia - lunga, nervosa e dalla unghie diligentemente accorciate - penso che questo piccolo esserino impastato di allegria ed entusiasmo mi stia lentamente guarendo. Guarendo dagli spasmi, dalla quella cronica mancanza di tempo, da certe passeggiate da funambola che ho intrapreso in passato.

Forse perché, dovendola guidare, non posso mica prendermi il lusso di avere incertezze adolescenziali sul percorso da fare.

Forse perché, insieme a lei, ho riscoperto il valore del corpo, delle mani, del fare che non ti da tempo di rimuginare.

Fatto sta che mi sento a mio agio e, soprattutto, in tempo. Nel posto giusto, al momento giusto.



Non mi sono ancora del tutto abituata a questa sensazione, ma pare che sia effettivamente così. Lo chiamano sollievo.

***

Subito dopo aver scritto questo post ho letto le parole di Daniela che mi hanno aiutata a sentirmi ancora più "sincronizzata" nonostante la vita un po' bislacca che conduco ;-)
Grazie Amica!



6 commenti:

  1. quanto hai ragione. anch'io da quando ci sono loro sento di appartenere al qui e ora. e non ci avevo mai pensato ma è proprio come dici, è sollievo quello che provo, nonostante fatiche e responsabilità possano a volte pesare, come macigni, come mai prima nella vita.

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  2. Penso di aver tanto da imparare da questo post, perché io invece non faccio altro che correre da quando sono tornata a lavorare. Mi faccio prendere dai dubbi (faccio bene, faccio male?) e mi rendo conto che rischio di non godere appieno del tempo che passo con lei e di non essere una guida serena.
    Quindi, grazie! Farò tesoro di queste righe.

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    1. Eh ma pure io lo devo imparare di nuovo tutti i giorni! ;-)

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  3. Una delle cose che piu mi emozionano è sentire quella sua manina piccola dentro la mia. E sí paradossalmente è lui che guida me, distraendomi dalle incertezze.

    (ma se lasciamo perdere le simbologie, nella quotidianità mi tocca agguantargliela forte quella mano che sennò lui scapperebbe ovunque. Come la tua pulce immagino)

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  4. lo fanno, vero? di guarirti dagli spasmi e frenare le "schizofrenie"… i miei figli sono una delle prove più provanti e meravigliose della mia vita e, anche per me, alla fine, c'è un gran senso che tutto è esattamente come lo vorrei e dovrebbe essere.

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