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mercoledì 26 marzo 2014

Io decido di volere bene

Ho finito di leggere la trilogia di Elena Ferrante (che forse sarà una quadrilogia). L'ho trovata senza infamia e senza lode, il difetto peggiore (a mio parere) è stata la fragilità dell'analisi del contesto socio-politico (negli anni Sessanta e Settanta, in Italia e non solo, è accaduto di tutto... magari qualche cenno in più non avrebbe stonato).
Tuttavia, sono stata colpita dalla storia di Elena e Lila, dalle alternate vicende del loro rapporto di amicizia che ha vissuto tante "stagioni", con tutti gli avvicinamenti e allontanamenti del caso. Niente di nuovo. Però tornare a riflettere su questo aspetto dell'esistenza è stato un bell'esercizio.




Gli amici ti deludono, la gente normale no. Sì, gli amici non possono comportarsi così. perché io mica divento amico del primo che incontro. 
Io decido di volere bene, scelgo. 
E quando scelgo, è per sempre

(da Bianca di Nanni Moretti)

Effettivamente io sono una persona che si affeziona. Mi è capitato pochissime volte di chiudere delle porte (semmai, di socchiuderle).
Col tempo, il mio approccio è cambiato.
Ad esempio, non credo più nella migliore amica o nel migliore amico. Penso che al mondo ci siano molte persone che possono condividere belle e interessanti cose e che non sia necessario condividere tutto, andare d'accordo su tutto.
Poi, ci sono gli amici più stretti di altri, quelli sì. Alcuni aspetti del proprio animo sono preziosi, difficili da spiegare, non si possono gettare così, davanti a sé, senza aver preparato il terreno.

Non penso più che, se un'amicizia non funziona, significa che ho sbagliato a giudicare quella persona. Certe anime combaciano così bene in certe stagioni della vita, in altre, invece, si scollano un po'. Un amico può darci moltissimo in una fase, ricevendo altrettanto con gioia, ma in un'altra possono saltare fuori divergenze o, semplicemente, capita che non si proceda più allo stesso ritmo. Salta la sincronia. La maternità spesso crea questi sfasamenti, così come altre scelte o progetti che impegnano tante energie.

Ecco, semplicemente sono cose che capitano. Ci si allontana, senza astio, senza pena, soprattutto senza colpe. Del resto, chi può dire che alla prossima svolta non ci si possa ritrovare di nuovo?

Ed io che - come dicevo - sono una persona che si affeziona, non smetto mai di credere che un giorno o l'altro si arrivi ad un punto di ritrovo. Il momento in cui esclamare "Che piacere vederti, quanto tempo è passato" sentendo subito, con nitida commozione, che quel tempo non pesa, perché l'affetto è lo stesso di ieri. 

3 commenti:

  1. Mmm..sono d'accordo a metà.
    Ci si si allontana ma con educazione.
    A chi mi ha mancato di rispetto, sinceramente, non dico "Bentornato!"
    E se ad allontanarmi sono stata io cerco di dare spiegazioni( che non significa giustificazioni)
    Cerco di spiegare all'altro perché non ho avuto sufficiente riguardo, senza aspettarmi di nuovo accoglienza. Solo per riequilibrare il mio karma


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    1. A volte ciò che ci sembra lì per lì una mancanza di rispetto è un tormento tutto personale che non ha a che fare con noi. Io penso sempre che dentro a ciascuna persona si agitano emozioni che io non posso conoscere, ma posso immaginare. Immaginarle mi permette di accettare, di lasciare andare ma, al tempo stesso, di non respingere.

      Certo, se si sbaglia lo si deve ammettere per primi. Anche il tuo punto di vista è interessante e giusto.

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    2. capisco benissimo e condivido quello che dici a proposito del tormento delle persone.
      Purtroppo però, sempre più spesso, la gente usa il tormento personale come scusa. Credimi ;)

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