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giovedì 29 maggio 2014

Esco a fare due passi

Due giorni fa ho capito una cosa importante sulla mia modalità di affrontare gli eventi. Mi imbarazza constatare di averci messo così tanto tempo, però meglio tardi che mai, no? (E' un detto che hanno inventato per non far sentire le persone troppo stupide). Ora devo ancora capire cosa fare di questa consapevolezza. Probabilmente dovrei iniziare con l'accettarla, e già questo mi costerà un certo impegno.

Per sciogliere l'imbarazzo, cammino. La passeggiata al tramonto per andare al corso di yoga, vicino al mare, è indescrivibilmente bella. Cioè, non è niente di speciale, sono io che la vedo così. La passeggiata, la sala con le luci soffuse e la musica, lo yoga, il suono delle voci, la schiena che si distende, le mani giunte; e poi il ritorno, la carezza alla Pulcina dormiente, la tisana, il libro, il riposo.

L'altra passeggiata, di mattina, col suo dolce peso sulle spalle, sino alla spiaggia. I piedi nudi, la sabbia ancora fresca, l'uomo che passa a pulire un po' (grazie). Il ritorno, i sacchetti di carta con la frutta e la verdura; il profumo del riso basmati che cuoce sul fornello.

Cos'ho da lamentarmi?
Niente.
Mica mi lamento.
Faccio ordine e, inevitabilmente, sollevo polvere.
L'altro giorno raccontavo del mio brutto rapporto col tempo. Rientrando a casa, mentre facevo scattare la sicura del cinturino dell'orologio per metterlo via, si è rotto fra le mani. E' ancora lì, nel cassetto, e non l'ho portato a riparare.

Sempre per lambiccarmi di meno, ho iniziato un'altra raccolta di racconti di Jumpa Lahiri, L'interprete dei malanni. Mi piace molto come scrive. Mi piace quello sguardo disincantato sull'India. Lo stile pulito col quale affronta i sentimenti. Bello.

Mi aspetta un fine settimana lungo e denso, sono curiosa di vedere come andrà a finire...



4 commenti:

  1. a me pare tu stia acquisendo la saggezza leggera, tipica del monaco zen ;-)

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  2. Ho risposto al tuo commento da me, sul brano di Giorgia. Intanto ti dico che continuo a invidiare il tuo vivere al mare. Non so cosa tu intenda esattamente su modalità per affrontare gli eventi, dalla mia recente dolorosa esperienza posso dire che un po' li si affronta come vengono, improvvisando, cavalcando l'onda come viene, alla "finchè non ci sei dentro non puoi dire come lo vivrai", e un po' li si affronta col piglio tipico della persona, con il solito modus vivendi di sempre, anche se l'evento è nuovo. Non so se sono stata chiara. Un abbraccione a voi e w i weekend luuuunghi!

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