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giovedì 5 giugno 2014

Yoga


Dopo un po' di lezioni di prova e di pratica casalinga, ho ufficialmente dato inizio al mio percorso yoga. L'insegnante che ho incontrato mi piace molto, perché è molto concentrata a trasmettere i principi più profondi dello yoga, invece di impartire lezioni su "come" muovere il corpo. Io non ho esperienza, ma mi pare di aver capito che certi falsi maestri e anche alcuni adepti con le idee poco chiare vivano lo yoga come una sequenza di posizioni da effettuare alla perfezione, spostando l'attenzione dallo spirito al corpo. Così lo yoga diventa l'ennesima sfida che imponiamo a noi stessi per raggiungere la perfetta forma fisica e un certo livello di bravura.



Volevo praticare yoga sin da ragazza e non l'ho mai fatto. Con la gravidanza e la maternità il desiderio si è fatto impellente e adesso ho capito che esso costituisce parte integrante di un percorso interiore. Ieri la nostra insegnante ci raccontava con lo sguardo luminoso di come lo yoga le abbia cambiato la vita, perché si tratta di un cammino che ci permette di diventare noi stessi, ciò che siamo veramente. Diceva anche che lo yoga non si fa, ma si sente.

Lo trovo molto, molto impegnativo: durante il giorno tendo a distrarmi, ad essere poco presente a me stessa, ad avere reazioni impulsive, ad essere tesa senza chiedermi veramente perché. Poi ci sono i momenti in cui, invece, il presente è tutto, il respiro si dilata e riesco a gustare quello che sto vivendo. Sono solo momenti, attimi felici immersi in una gran confusione.

Sono una principiante, ma la parola per me non ha un'accezione negativa. Sono all'inizio, ho tutta la strada davanti a me e questo mi fa provare emozioni molto piacevoli.

L'insegnante ci ha consigliato di provare a domandarci "come stiamo" tre volte al giorno. Una la mattina, appena svegli. Un'altra all'ora di pranzo, anche per avere consapevolezza del nutrimento. L'ultima alla sera, alla fine della giornata.

Come stiamo, come ci sentiamo... Alla sera mi viene naturale; al mattino, invece, scatta subito la lista delle cose da fare... e all'ora di pranzo il pensiero non mi ha mai sfiorata!

Voi cosa ne pensate?

Volevo ringraziare di cuore Ylenia che con tanta umiltà e gentilezza mi ha aiutata a intraprendere questa strada. Grazie a Daniela che me l'ha fatta conoscere e ad Anna che mi ha raccontato cosa significa per lei lo yoga. La rete è spesso un intreccio meraviglioso e tangibile, capace di far incontrare persone e non solo dei profili virtuali. Grazie.

7 commenti:

  1. il corpo ha molto da insegnarci.
    tenere (o non tenere una posizione), ci dice molte più cose di quelle che siamo disposti a capire.
    Quello che riusciamo a fare fisicamente, come ci adoperiamo per raggiungere il miglior risultato (quello più alla nostra portata), ci indica il sentiero da intraprendere per affinare le nostre "durezze" della mente.
    Lo yoga è unione del corpo e della mente, lo scopo è interrompere la divisione costante che operiamo su di essi

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  2. cara amica,
    quando ho letto sulla lista dei miei blog il titolo del tuo post, mi sono detta "ecco!! è arrivata! l'aspettavo"....ricordi? ne abbiamo parlato un anno fa. Forse tu non lo ricordi, ma io si. Era dopo la morte di mia suocera, pochi giorni dopo. Caldo, tanto caldo. Tu mi dicevi che volevi ma non potevi. Io ti ho raccontato che lo yoga mi aveva salvato. Lo fa ancora. Quando sono concentrata, sento la lezione dentro di me. Ho imparato il rispetto di me stessa attraverso lo yoga, e per me, insicura da sempre, è tantissimo. E' esattamente come dici tu, lo yoga non è una gara, non c'è competizione, ecco perchè mi si cuce addosso. Ultimamente, durante le mie lezioni, che solitamente sono frequentate da pochissime persone (a volte la faccio anche da sola) negli orari dove vado io, viene un ragazzo che sta addirittura seguendo il corso insegnanti di kundalini, pur non avendo mai praticato.
    E' palestrato e allenato, si vede che frequenta certi ambienti, eppure è stato spedito dal corso insegnanti a fare pratica con noi. Fa una fatica incredibile perchè a lui è sempre stato insegnato che lo sport è competizione e gara, una sfida verso se stessi e verso gli altri. Ma non è così. Io mi fermo durante il krya se non ce la faccio a finirlo, so che quello è il mio massimo, e sorrido durante la sequenza. Sorridere, tenere il viso rilassato, concentrata non sul dolore ma sul mantra, o sul respiro. E così scopri che puoi arrivare anche oltre quello che mai avresti immaginato...e così, conosci te stessa, una parte di te che non sapevi di essere, eppure...

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    1. Sì... lo ricordavo. Che bella testimonianza, grazie cara!

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  3. Grazie a te, sto riflettendo anche io sullo yoga negli ultimi giorni e ho in cantiere un post al riguardo! :-) un abbraccio!

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  4. leggere anche qui del tuo inizio logico mi fa davvero felice! ti scrivo presto, buona giornata!

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